Porti ciascuno la sua colpa. Cronache dalle guerre dei nostri tempi

Porti ciascuno la sua colpa. Cronache dalle guerre dei nostri tempi

Un libro commovente quanto perturbante perché si mette per la prima volta in ascolto dei colpevoli delle violenze del conflitto. «Commuove, scuote e spinge alla riflessione anche chi non condivida il punto di vista di Francesca Mannocchi» – Il Venerdì Abbiamo diviso in modo netto carnefici e vittime, l’Occidente e il caos, abbiamo tranquillizzato la nostra coscienza con racconti semplici e consolanti. Siamo riusciti a tracciare un confine tra umano e disumano: abbiamo descritto il terrorismo, gli attentati, le torture come sinonimo di disumano, e l’abbiamo rimosso dal nostro vissuto. Così l’Isis era un mostro sconosciuto che andava annientato, e le terre su cui ha allignato solo delle terre guaste da lasciare al loro destino segnato. Eppure tutto questo vale fino a quando non proviamo ad avvicinare lo sguardo, per vedere quanto di irresistibilmente umano resti anche dove abbiamo pensato non ci fosse bisogno di guardare più nulla. Francesca Mannocchi, giornalista reporter, già autrice con Alessio Romenzi del documentario Isis Tomorrow. The lost souls of Mosul, acclamato al Festival del Cinema di Venezia, in questo libro mette a disposizione del lettore un racconto dalle sfumature inaspettate. Dopo aver visitato le prigioni dell’Isis, essere scampata alle pallottole dei cecchini, aver visto cadaveri di bambini appena bruciati, ha deciso di usare il suo rigore e il suo coraggio da reporter per trasformare una storia che nessuno vuole ascoltare in un grande romanzo dal vero del nostro tempo. Non c’è un solo ritratto di Porti ciascuno la sua colpa che non si incida nella nostra mente: le donne vedove di miliziani pronte a essere madri di altri martiri, i bambini dei carnefici dell’Isis accanto ai bambini delle vittime dell’Isis nello stesso campo profughi, i giovanissimi orfani del Califfato che speravano di immolarsi in un attentato e adesso senza una gamba guardano fisso il vuoto, gli adolescenti terroristi che sembrano dei ragazzi di una qualunque periferia del pianeta. Quale sarà il futuro che li attende e ci attende? Da questi semi che l’Isis si è lasciato alle spalle prima della disfatta militare, cosa nascerà? Di cosa sarà portatrice una nuova generazione di terroristi, una comunità di ragazzini, esseri umani senza, devastati da traumi per noi inimmaginabili?
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