Profilo del dada

Profilo del dada

La parabola artistica della ‘bomba dada’, il più radicale movimento delle avanguardie storiche. Un saggio su una forma espressiva che è all’origine di tutto ciò che l’arte contemporanea ha avuto e ha ancora da dire. Come nessun altro membro della grande famiglia dell’avanguardia, il dada fu puro movimento, una parola d’ordine che irruppe nell’immaginario collettivo con violenza ed energia senza eguali. Per questo la sua rivolta, ironica e nichilista, continua ad apparire come il punto più estremo e paradigmatico dello sperimentalismo moderno, autentico sisma culturale di cui è difficile localizzare perfino l’epicentro geografico. Da New York a Barcellona, Zurigo, Hannover, Berlino, Colonia e Parigi, la mappa migratoria dei suoi membri disegna una spirale destinata a illuminare le ricerche letterarie e artistiche dell’intero Novecento. Tra cronaca e teoria, in queste pagine Valerio Magrelli mette in luce il modo in cui, intorno al primo conflitto mondiale, un piccolo gruppo di intellettuali procedette alla riconfigurazione dell’oggetto estetico. Sostituendo il gesto al manufatto, trasformando la vocazione in provocazione, spostando l’accento dall’opera all’operazione, il dada non poteva sopravvivere che affidandosi a un processo di continua autocancellazione. Per questo la sua lezione resta insuperata, e spiega l’affermazione paradossale di George Steiner secondo cui «sembra ormai probabile che tutta la corrente modernista, fino al giorno d’oggi, alla minimal art e allo happening, ai freaks e alla musica aleatoria, costituisca una semplice nota a piè di pagina, spesso mediocre e di seconda mano, al dada».
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