Memorie dalla clandestinità. Un terrorista non pentito si racconta

Memorie dalla clandestinità. Un terrorista non pentito si racconta

"Mi sembra che nella marea di disinformazione, falsità, idiozie che circonda il mondo della lotta armata e i suoi militanti questa possa essere quantomeno una testimonianza di prima mano di quanto le cose siano diverse". Sono le poche righe di presentazione che accompagnavano uno dei tanti manoscritti arrivati alla casa editrice Savelli nel 1981. L'autore, che come altri risponde a un appello lanciato dall'editore agli aspiranti scrittori, si firma Giorgio. Nome fittizio, identità sconosciuta e capacità di raccontare senza nessuna retorica e nessun compiacimento la lotta armata e gli anni di piombo, e le tappe che, dagli espropri proletari, alle manifestazioni, agli scontri violenti con la polizia, portano prima alla clandestinità, poi ai morti e alla scia di sangue. A distanza di anni, viene legittimo chiedersi: chi è Giorgio? Si è mai pentito? Ha pagato il suo debito con la giustizia degli uomini? la lotta armata è ancora il suo credo? Oppure vive in mezzo a noi e porta con sé il suo segreto?
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