Mani
Il libro di Rossella Renzi rappresenta il culmine di una storia molto articolata, perché l’autrice è riuscita a far interagire sempre meglio il piano della propria attività maieutica, interpretativa e seminariale; e quello degli appassionati esercizi di scrittura in proprio: esercizi che sono diventati autentica poesia, ad ogni nuovo libro sempre più consapevole, diretta, necessaria. Gli imperativi, certo, che fanno ripensare al Montale degli "Ossi di seppia" ne sono la più evidente connotazione intonativa: ma in questa sede persuade soprattutto l’essenzialità implacabile di una parola che affonda le proprie radici nella capitale-ponte fra Oriente e Occidente, Bisanzio, librandosi in quello spazio fin che si vuole siderale dell’antico che vive nel moderno, ma esplicitamente concentrato qui nella fragilità consapevole e assetata di bellezza che è il corpo umano: e il corpo femminile in particolare. (Alberto Bertoni)
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