Petali

Petali

Fin dalle prime pagine, il lettore avrà chiara la percezione di trovarsi di fronte non alla poesia dell'io, nella quale si macera l'anima sofferente, travagliata dai drammi del vivere, ma alla poesia della rappresentazione, che trae la sua essenza dalle meraviglie del mondo, dalla mossa policromia della natura. Questa impressione tuttavia non coglie l'anima intera di Italo Giovannini, aperto anche ad altre meno pacifiche dimensioni. Se le prime parti di Petali evocano una natura amica, memoria di un'infanzia felice, le sezioni finali si aprono al destino dell'uomo, al dramma del vivere del morire. Il poeta della rappresentazione si fa anche, per questa via, poeta dell'io meditante, tanto che le stagioni sono ora quelle del tramonto dell'estate, dei solstizi d'inverno, e insomma del perire delle forme. Vero è tuttavia che, chiuso il libro, quel che sopra ogni cosa si accampa è la luce consolante del verde e dell'azzurro, del palpitare delle stelle, dello sciabordìo delle acque su orizzonti infiniti: la permanenza dell'eternità sulla precarietà.
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