Anima

Anima

“Fin dalle sue più lontane origini c’è, nella cultura orientale, una forte tendenza a rifuggire dalle complicazioni volgari della vita sociale per cercare rifugio entro la natura serena. La nostra parola giapponese Bunjin, letterato, rimane avvolta da un sentore di eremitaggio. Si dice: «Vivere in armonia con il fiore, l’uccello, il vento, la luna». Si dice anche: «Il vento e la corrente». E queste due parole, per così dire, racchiudono tutta la nostra estetica. Tale è anche la prima tendenza di Sōseki, che si esprime in lui non in una forma facile e popolare, ma nella sua essenza più profonda. E probabilmente essa avrebbe definitivamente isolato Sōseki dal consorzio civile, se non vi fosse stata in lui un’altra tendenza, quella infinitamente umana, che, a tratti, fa dell’eremita-letterato un romanziere nel senso occidentale del termine. La portata dell’opera di Sōseki lo attesta. E tuttavia, inestricabile contraddizione, mai il successo dei suoi romanzi più umani ha potuto far discendere Sōseki da quelle altezze solitarie da cui l’eremita che era in lui guardava il genere umano. È questo il duplice movimento in cui Sōseki non ha mai potuto impedirsi di oscillare. Anima, uscito nel 1914, è un romanzo di genere psicologico. Verso la fine si trova questa frase: «La sola cosa profonda che io abbia sentito è il peccato che grava sull’uomo». Per avere profondamente sentito questo peccato, un uomo si rinchiude nella solitudine, e finisce per uccidersi.” (Dallo scritto di Tanikawa Tetsuzō)
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