L'altra metà del mondo

L'altra metà del mondo

Venezia, 1628. Jacopo Bon, veneziano originario di Maser, scrive una lunga lettera allo stampatore Francesco Baba. Baba ha appena pubblicato il libro del nobile romano Pietro Della Valle, detto il Pellegrino, che racconta il suo viaggio in Oriente durato dodici anni. Nasce da qui lo spunto per Jacopo a raccontare la sua, di storia, altrettanto avventurosa e appassionante. Arrivato a Venezia al seguito del potente politico Marcantonio Barbaro, se ne innamora subito. La Serenissima, allora all'apice della ricchezza, aveva il fascino delle capitali e le possibilità di aprirsi verso sconfinati orizzonti. Ma Jacopo viene anche travolto dal richiamo irresistibile dell'Oriente: così, parte e dopo un lungo viaggio arriva in Persia. Raggiunge le strade di una capitale altrettanto ricca e potente, Isfahan, ci mostra la cultura orientale in tutta la sua grandiosità, con uno sguardo particolare all'architettura, ai materiali e alle forme nei quali la società si muove secondo le proprie usanze e tradizioni, all'arte secolare della decorazione. E in questo racconto all'interno di un altro racconto, attraverso lo sguardo appassionato di Jacopo Bon (che coincide con quello di Carlo Nardi), vengono svelate le mille anime delle due città, di due culture differenti messe a confronto attraverso ciò che solo il viaggiare può suscitare, quel viaggiare che "è entusiasmo, è scoramento, è noia, è ripensamento, è desiderio di altrove, è illuminazione e rivelazione".
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