Tra le barbare e i conviviali. Evocazione del passato e sprezzo del presente

Tra le barbare e i conviviali. Evocazione del passato e sprezzo del presente

A pochi anni dal raggiungimento dell'Unità la delusione del letterato che aveva vagheggiato la concezione mazziniana del Risorgimento italiano come fatto storico di portata universale che avrebbe conferito alla nuova nazione, una repubblica sorta per volontà popolare, una missione di civiltà simile a quella compiuta una prima volta dalle armi dell'Impero Romano e una seconda volta dalla Chiesa come salvatrice della cultura umanistica nel periodo della barbarie medioevale, conduce a valersi dell'evocazione del mondo antico come argomento polemico contro la pochezza del presente e la corruzione politica. Dalle Odi barbare, attraverso opere di Prati, Zanella e Rapisardi, si segue l'evolversi di tale atteggiamento fino al capolavoro pascoliano, considerato qui come opera organica, grandiosa composizione che non soltanto definisce la personale interpretazione del mondo antico, ma la capacità pascoliana di dare veste poetica a idee filosofiche, reinterpretandole con rigore ma sublimandole in immagini.
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