La pigrizia e l'estasi

La pigrizia e l'estasi

Vivere senza preoccupazioni di dover scegliere e senza l'affanno dell'azione incalzante, gustare i ritmi lenti che liberano la fantasia e lasciano respirare l'anima, fino a raggiungere lo stato della quiete assoluta. E' questa l'unica aspirazione perseguita da Oppo, protagonista di uno degli episodi del libro, il quale perciò taglia ogni rapporto prima con il mondo esterno, poi con i famigliari e infine con qualsiasi oggetto, perché ogni contatto con persone e cose ti rende schiavo di un bisogno che chiede di essere soddisfatto. Oppo si riduce così a vivere isolato in casa, nella sua cameretta sollevato dal letto in uno stato di estatica levitazione. Estasi come sublimazione dell'inerzia e della pigrizia, che si raggiunge non per polemica e neppure per necessità, ma nell'abbandono assoluto, in modo che "tutto accada con noi, ma non per noi". Il personaggio di Oppo non è l'unica singolare invenzione di questo importante inedito che rivela in Stefano Reggiani un talento narrativo degno della ricca tradizione veneta. Ci sono anche una mano, ritrovata fra la frutta esposta in una bancarella, che ricerca il suo padrone; la Madonna e i Santi che scendono dall'altare del Duomo per conversare con un solitario visitatore in cerca di fresco e ricordi infantili; un uomo che pronuncia una sola parola in tutta la sua vita; una festa in casa Capuleti per celebrare l'avvento del nuovo millennio con una Giulietta che s'innamora di uno strano Romeo; un guardone che diventa un politico molto potente facendo tesoro dell'insegnamento del vecchio zio prete, che bestemmia in tedesco, secondo il quale per conquistare il potere basta guardare, solo guardare senza disattenzione, cedimenti, indulgenze. E poi una folla di contadini sanguigni, ricchi di provincia, donne sensuali e preti corpulenti descritti ora con il realismo di Comisso, ora con lo spirito corrosivo di Parise, ora con la tenerezza di Fellini.
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