Tozzi e Dostoevskij. La fuggitiva realtà

Tozzi e Dostoevskij. La fuggitiva realtà

In una breve ma memorabile prosa di Persone Federigo Tozzi propone come unica alternativa alle "grandiosità della Bibbia" l'opera di Fedor Dostoevskij: "Perché leggere, nel nostro tempo, è specialmente esistere. Ed esistere con tutta la nostra anima e con qualche fede". Tenendo costantemente presente questo implicante assunto, Elena Gori articola con sicurezza la sua indagine in tre fasi: la ricostruzione del dibattito critico svoltosi attorno al binomio Tozzi-Dostoevskij dai tempi di Tre croci ai giorni nostri; un'importante ricerca d'archivio che restituisce in tutta la sua imprevista ampiezza l'intero scaffale di letteratura russa nella biblioteca tozziana di Castagneto; un vasto e serrato confronto fra testi, tale da consentire una persuasiva individuazione di temi ed elementi strutturali e stilistici condivisi. La soverchiante figura paterna, il senso di colpa, la condizione di escluso e di "umiliato e offeso" rappresentano così le tappe fondamentali di un percorso letterario parallelo e spesso convergente: un percorso che modernamente si dipana, per Tozzi come per Dostoevskij, nel "sottosuolo" dell'animo umano.
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