Ernestine

Ernestine

Ernestine, rimasta presto orfana di una madre che viveva dell'umile lavoro di ricamatrice, viene cresciuta da una vicina di buon cuore che, oltre a educarla ai principi della saggezza e dell'onore, le fa apprendere l'arte della miniatura affinché un domani possa provvedere a se stessa grazie al suo talento. Nello studio del suo maestro avviene l'incontro con il marchese de Clémengis, che per starle vicino le chiederà di insegnargli a dipingere. Mentre Ernestine, nella sua ingenuità e "ignoranza dei vizi", si renderà conto giorno dopo giorno dei propri sentimenti nei confronti del marchese, questi rimane letteralmente folgorato da lei, tanto che si prenderà cura della sua felicità rendendola benestante ma senza svelarle di essere l'artefice della sua nuova posizione sociale. Intanto, mentre invidie e pregiudizi sociali condannano Ernestine per aver accettato regalie e favori da un presunto amante, la giovane si ritira nel convento di Montmartre per timore di cedere alla passione da cui è stata travolta, confessando: "Non siete voi signore che temo ma me stessa; sì, vi amo.. e non arrossisco ad amarvi". Tuttavia, una volta conscia della propria sessualità, la sua morale le impedisce di abbandonarsi, laddove lo stesso marchese non vuole approfittare della situazione né farla sentire in obbligo di amarlo. Ernestine è un'eroina che apre la strada a una nuova tipologia di romanzi di emancipazione femminile nella seconda metà del Settecento.
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