Doso la polvere

Doso la polvere

I sogni, annuncia l'autrice nell'impavida poesia d'apertura, lei li ha uccisi tutti 'con una lancia sola'. Non così la memoria: a questa concede dei ritorni, perché la memoria, a differenza di sogni, si lascia tenere a freno, si lascia dosare. Anna abita a Venezia, la città cinta da un filo rosso, la città 'monile' che si può rendere solo con l'ossimoro di 'realtà immaginata' e si va a piedi. Andare, andare a piedi: è un leitmotiv della raccolta. Passi, tanti passi: lei potrebbe raccontare la propria storia tenendosi a questa semplice unità di misura. Una storia non solo veneziana, perché troviamo Anna anche a Parigi, anche a Siviglia. E il nostro nomadismo d'oggi. Ricordiamo che lei è da anni un'appassionata fotografa. Fotografia rigorosamente in bianco e nero, e non è un caso: anche nelle sue poesie non sparge colori. La speranza come rumore risibile, aleatorio: è solo un esempio del felice rinominare le cose comuni a metà strada fra percezione e invenzione, di cui consiste la lingua poetica dell'autrice. Rime e assonanze sono ritorni ovvero implicite ripetizioni, e anche di queste Anna fa un uso parco. Più proprie le sono le anafore che riprendono interi sintagmi e, in tanto disincanto, sembrano cercare (vedi Vi guardo) un cantabile, quasi una nenia che plachi le implacabili dissonanze del desiderio: in vita volevo dormire, e se da morta vorrò invece essere viva?" (Dalla prefazione di Anna Maria Carpi)
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