Zea Mays. Mais e pellagra nel nord Italia tra fine Ottocento e inizio Novecento

Zea Mays. Mais e pellagra nel nord Italia tra fine Ottocento e inizio Novecento

La pellagra, di cui oggi non si parla più, ha imperversato a lungo nel nostro Paese causando migliaia di vittime. La sua triste vicenda è legata al mais (Zea mais L.), il cereale venuto dall'America che tanta parte ha avuto nella storia delle campagne italiane, padano-venete in particolare. Tra la fine dell'Ottocento e il primo Novecento il dibattito su questa malattia è stato molto acceso, ha riguardato ogni aspetto di quella che era ormai diventata una piaga della società contadina e spesso ha assunto i toni aspri della battaglia ideologica, come testimoniano gli scritti che qui riproponiamo. Il volume si apre con pagine di denuncia sociale, sotto forma di un dialogo fra la Pellagra e la Libertà apparso nel 1885 sul periodico "Il Pellagroso". Prende quindi la parola Cesare Lombroso, che, noto soprattutto per i suoi studi di antropologia criminale, si interessò molto anche della pellagra, come paladino della teoria "tossicozeista" e dell'ereditarietà della malattia. Il suo saggio "La pellagra ed il maiz in Italia" è ricco di dati, ma anche di notazioni di ambiente e di considerazioni che, pur contestate da molti suoi contemporanei e superate dalle conoscenze che si andavano sviluppando, testimoniano la passione e la dedizione di chi era abituato a osservare e a sperimentare. Nell'articolo "La pellagra e i contadini nella provincia di Mantova" lo storico liberale Pasquale Villari riassume e commenta i risultati dell'inchiesta di una Commissione provinciale nel Mantovano nel 1878...
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