Il miracolo dell'ostia profanata

Il miracolo dell'ostia profanata

"Giù dalla strada sale un'umidità calda e spessa insieme ad un lontano rumore di zoccoli un po' strascicati, con qualche impennata ogni tanto, qualche pausa, una specie di rotolamento. Poi il ritmo del passo si fa più vicino, più forte, un'eco solitaria nel vuoto della città chiusa. Paolo di Dono detto l'Uccello arriva in Urbino nell'ora che precede l'alba, il giorno 3 del mese di agosto nell'anno del Signore 1465 insieme al figlio, con poche cose appresso avendo preso accordi per il grosso del bagaglio con un carrettiere giù al mare per il giorno dopo. Colori e gesso arriveranno al più presto da Firenze. Un passaggio a dorso di mulo, uno per lui e l'altro per il figlio, sino alle mura più esterne; il resto a piedi, sopportando il rumore degli zoccoli del ragazzo, quel trascinare e quella pausa rotolante in cui, allargando le gambe, si gratta ritmicamente sulla zona del pube e di dietro, con un gesto ormai meccanico. Periodicamente al ragazzo viene un'infezione alla pelle da quelle parti, davanti e dietro..."
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