Lo specchio della felicità

Lo specchio della felicità

"Perchè si decide di scrivere, di raccontare una storia, la propria storia, una parte della propria storia? Scrivere un libro era per noi un'esigenza. Abbiamo sempre scritto insieme. Volevamo raccontare anche per capire meglio, per comprendere ma anche per rifiutare ed esprimere la nostra rabbia impotente di persone che passavano gran parte della loro vita in un reparto oncologico mentre i mezzi di informazione non parlavano che di cancro. Il nostro progetto non si è mai realizzato. Ho pensato di continuare da solo, ripartendo dall'inizio. Ne è scaturito un racconto d'amore, in cui si parla anche di burocrazia, incapacità, volgarità, aridità. E di malattia e di morte. Per raccontare l'amore bisogna essere dei grandi scrittori; probabilmente nessuno è in grado di scrivere il proprio amore, ma solo brandelli, frasi, giornate. In ogni caso io non avrei voluto nemmeno se ne fossi stato capace. L'amore, la felicità appartengono a noi. Sono rimaste le cose che ci hanno disturbato, rattristato, distratto. Quelle si possono raccontare, quelle possono diventare un'esperienza, possono essere utili ad altri. La sofferenza e l'amore sono rimasti sullo sfondo, ma chi sa leggere li coglierà. Non avrei potuto scrivere e raccontare tutto questo senza di essi".
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