Etica ed estetica del giardino

Etica ed estetica del giardino

Che il giardino, oltre che fonte di godimento estetico, possa costituire ispirazione e rappresentazione per idee filosofiche, che in esso si possano quindi rintracciare non solo le categorie del bello, ma anche quelle del buono e del giusto (o, naturalmente, i loro opposti), è ben dimostrato dal ricco e avvincente itinerario al quale ci guida il libro di Enzo Cocco. Tra Settecento e Ottocento, ad esempio, il contrasto tra giardino geometrico alla francese e giardino paesaggistico all'inglese assume, nelle opere di Diderot, Rousseau e Voltaire, valenze di carattere esistenziale, pedagogico, morale e politico: la differenza tra le due forme di giardino - fissata nella doppia antinomia regolarità/spontaneità, artificialità/naturalità - arriva a significare simbolicamente la contrapposizione tirannia/libertà. Nella formulazione della propria poetica, Victor Hugo riprende a sua volta l'immagine del giardino, paragonando la poesia romantica a una terra feconda i cui fiori vogliono crescere liberamente, senza essere allineati "in marginali aiuole come gruppi di fiori in un giardino classico di Le Notre". Infine, nell'estetica antihughiana e antinaturalistica di Baudelaire, ciò che viene a delinearsi è una nuova "topografia dello spirito", non più segnata dai limiti delle città antiche e dei giardini classici ma dai confini incerti della metropoli, nelle cui "pieghe sinuose è scritta la verità del Moderno".
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