Sguardo oltre le mille colline. Testimonianze dal genocidio in Rwanda (Lo)

Il 6 aprile 1994 l'aereo su cui viaggia il generale Juvénal Habyarimana, presidente del Rwanda, viene abbattuto mentre si prepara all'atterraggio sull'aeroporto di Kigali. Il presidente muore e 'il cielo ci cade addosso', racconta Amata: Habvarimana è infatti di rientro da Dar-es-Salaam, dove è sancita l'applicazione del trattato di Arusha (stipulato in Tanzania nell'agosto del 1993), che sembra dare concretezza alla possibilità di una compartecipazione della minoranza tutsi al governo hutu del Paese. Viceversa, quella notte, con l'aereo del presidente precipitano le speranze di possibile ed equilibrata convivenza tra la popolazione rwandese. Dopo poche ore infatti si avvia la macchina di sterminio sistematico che dal 7 aprile al 19 luglio ha portato all'uccisione di circa un milione di rwandesi: tutsi, hutu moderati, oppositori, intellettuali. Molto è stato scritto su questo capitolo di storia, un fiume d'inchiostro, sovrapposto al fiume di sangue che ha attraversato le vite di un popolo rischiando di cancellarne le storie. Ecco perché credo che il modo migliore per non dimenticare questa indelebile macchia e per rendere, anche se solo in minima parte, giustizia a tutte le persone che hanno vissuto quelle settimane insanguinate - per sottrarle oltre che all'oblio della morte, a quello peggiore dell'invisibilità, del silenzio - sia dar rilievo alla forza che le ha animate anche nei momenti più bui. Alzare il pesante velo di invisibilità e silenzio patiti soprattutto dalle donne. Lo dobbiamo tutte e tutti a donne che hanno saputo, potuto, dovuto continuare a camminare, a spingere lo sguardo oltre le mille Colline, perché la vita chiamava. Portare le loro vite tra noi ha il senso di mantenere aperta la forza della loro continuità anche nelle nostre, non per commuoverci, ma per imparare a non dimenticare.