Caronte

Caronte

Era stanca di lottare, di essere sola. Ogni sua risorsa mentale stava esaurendosi, l'unico filo che la teneva collegata alla realtà era suo padre, la consapevolezza che lui non l'avrebbe mai abbandonata. Aveva smesso di segnare anche i giorni, non aveva senso distinguere la realtà in quel luogo, dove ogni notte era uguale al giorno. Lì i fantasmi del passato tornavano alla sua mente, e il presente era vuoto come quel piccolo cimitero abbandonato, abbandonato come lei. Le uniche parole che le tornavano alla mente erano quelle di Caronte: "Nessuno ti cerca, io sono e sarò la tua famiglia." Malgrado ogni sua parola le riempisse lo spirito, in un angolo del suo cuore c'era una piccola fiammella accesa che urlava come un sussurro del vento di non rinunciare, perché il suo caro papà l'avrebbe cercata per tutta la vita. Era quella l'unica piccola speranza che la teneva in vita in quel luogo maledetto. Caronte arrivò in un giorno come un altro. Il suo sguardo era diverso: aveva quel luccichio malefico, più freddo e gelido del solito, quasi fosse un bimbo che finalmente dopo tanta attesa stava per vincere il suo premio.
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