Stazioni remote

Stazioni remote

Il dialogo di Stefano Simoncelli con le sue amate creature invisibili prende avvio mezzo secolo fa, a Cesenatico, attorno alla storica rivista «Sul Porto», all’amicizia con Ferruccio Benzoni e al magistero di alcuni grandi poeti, primi fra tutti Vittorio Sereni e Giorgio Orelli, a cui Simoncelli rimarrà costantemente fedele, attraverso le sue molte Stazioni remote, finalmente riunite in questo ampio volume antologico. Parola notturna, vagabonda eppure tenacemente abbarbicata alla propria verità profonda, parola capace di scendere più dentro di ogni tormento, di esplorare i margini, le paludi, i canali, camminando sulla riva dei nottambuli o sostando nell’Hotel degli introvabili, senza tuttavia dimenticare mai com’è viva e imprendibile la luce. Quella di Simoncelli è una poesia all’apparenza affabile, accogliente, che tuttavia nasconde al suo interno un lavorio sommesso, mai esibito, e una memoria della tradizione novecentesca a cui fa riferimento, senza che l’ombra dei maestri soffochi mai la sua voce originale e generosa o offuschi la memoria di quell’uomo /che amava smodatamente la vita. - Fabio Pusterla
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