Il portuale che si credeva Montanelli

Il portuale che si credeva Montanelli

Il portuale che si credeva Montanelli, è una persona qualunque nata in tempo di guerra, alla fine di un'Italia guidata da un re e da un dittatore. Cresce e invecchia in un'Italia repubblicana e democratica. Quest'uomo comune, coi limiti, i difetti e le aspirazioni della maggioranza di noi, lotta ostinatamente per istruirsi e formarsi una personalità. Per guadagnarsi un lavoro che gli piaccia e lo faccia sentire dignitoso; per avere una famiglia da amare ed essere amato. Più o meno riesce, nella sua mediocrità, a realizzarsi; e, nella caducità delle cose comincia a perdere tutto ciò che per lui rappresenta la sua esistenza, che poi è quella di tutti. Non avendo una fede religiosa che lo guidi o che lo aiuti a guidarsi, si crea un mito. E quel mito oltre essere un grande giornalista, una persona dotata di eccezionale talento, nella sua eccezionalità si rivela, anche lui, timoroso, ossessivo e comune. Il portuale infine, concilia la vita con le sue tenere fantasie e i suoi innamorati sogni. Nella vita...
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