Un furor progettuale e un apparato decorativo interrotto

Un furor progettuale e un apparato decorativo interrotto

A Porta Castello, studiato come quinta d'angolo dal Palladio, si erge il palazzo Thiene Bonin Longare. La sua storia, che si svolge prevalentemente nella seconda metà del sedicesimo secolo, è segnata dalla presenza di due comproprietari dell'area: i conti Horatio e Francesco di Thiene, zio e nipote, che ingaggiano uno scontro silente per acquisire il diritto alla propria discendenza di innalzare la dimora di famiglia. Sarà Francesco, tra il 1572 e il 1593 a dare inizio alla costruzione ma sarà Enea, del ramo di Horatio, a portarlo a termine tra il 1593 e il 1625. Alla fine di tutte le battaglie rimangono le ferite e i relitti. La ricerca ha rilevato sia il furore progettuale che coinvolse il Palladio prima del 1562 che interessò anche la proprietà limitrofa del conte Giulio Capra, sia il successivo scontro fra i committenti di Thiene. Emerge così dalla Storia la compresenza di tre progetti per tre lotti da parte di tre committenti, tutti tracciati dal Palladio intorno al 1562. Il risultato fu che su disegno dell'architetto vicentino sorse un unico palazzo postumo che vide la direzione dei lavori di Vincenzo Scamozzi e la stesura di un apparato decorativo, al piano terra, che pone oggi, dopo le ricerche, ancora inquietanti domande. A queste si è tentato di dare una risposta correlando gli stucchi del Palazzo a quelli del contemporaneo cantiere della "Ritonda" che vide la compresenza a Vicenza degli stuccatori Lorenzo Rubini e di Ottaviano Ridolfi.
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