Neofascismo e neoantifascismo

Neofascismo e neoantifascismo

Invito alla lettura di Antonio Pennacchi. Prefazione di Marco Tarchi. Postfazione di Stenio Solinas. A cura di Alessandro Bedini. “Tra fascismo e antifascismo, tra giovinezza e senettude, Franco Cardini non ha mai cessato di scrivere o dire ciò che pensava ‘a Dio spiacendo e agli inimici sui’, senza omettere mai nulla, senza soppesarlo prima o mediarlo a qualsivoglia ragione di convenienza o opportunità: ‘Dico tutto ciò che penso e non altro, e se domani ci ripenso e penso altro, be’, mi metto a scrivere e riscrivo l’altro’. Che vuoi di più dalla vita? Un bel libro ci arricchisce sempre” (Antonio Pennacchi). “Gran parte di coloro che leggeranno questo libro ne sapranno valutare il lato più caratteristico e, ad avviso di chi verga queste note, più positivo: quell’impasto di curiosità, libertà intellettuale, spirito critico, capacità di riflessione, rifiuto del dogmatismo e del cedimento alle mode intellettuali del momento che ne fa un efficace antidoto ai vizi della ‘political correctness’ e alle costrizioni del pensiero unico, che giorno dopo giorno vanno imponendo allo spirito del nostro tempo una soffocante cappa di conformismo” (Marco Tarchi). “Così, questo ‘Neofascismo e neoantifascismo’ è, se volete, il salutare a ciglio asciutto un secolo, il Ventesimo, e l’idea di civiltà a questo connessa. Lo è nella forma ora irridente, ora indignata di chi non vuole rassegnarsi, di chi continua a fare i conti con se stesso. Ma l’una e l’altra forma sono alimentate dalla consapevolezza che non ci siano più parate né bandiere all’orizzonte, che insomma il domani non appartiene a noi, per fare il verso a quello che era un comune sentire di certa destra, che i domani non cantano più, per fare il verso al comune sentire di una certa sinistra – Stenio Solinas Si può essere antiantifascisti? È un modo di dire che si è in realtà fascisti? È un attacco alle "idées reçues", ai luoghi comuni? Serve a darsi una pàtina di anticonformismo a buon mercato? Oppure... In questi anni di rapidi eclissi e di furiosi mutamenti, mentre a molti sembra sempre più vero che la democrazia è un sistema nel quale il popolo è sovrano ma la gente non conta nulla, vale la pena di riflettere sui vecchi "idola theatri", sulle "verità" che per troppo tempo non è costato nulla affermare mentre irragionevolmente scandaloso sembrava il metterle in discussione. L'antifascismo, come l'anticomunismo, è un valore generico - quindi inutile - perché vi sono infiniti modi e infinite ragioni di essere l'una e l'altra cosa, ma tanti di quelli e tante di queste sono ben peggiori del loro contrario; e i valori generici - quindi inutili - finiscono sempre col trasformarsi in disvalori, o in pseudovalori, o in antivalori. Queste pagine non vogliono né offendere, né scandalizzare nessuno. Servono solo a ricordare che quando si marcia contro il nemico bisogna essere ben sicuri che il nemico non marci alla nostra testa.
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