A mosca cieca

A mosca cieca

A mosca cieca: Max Aub arriva il 23 agosto del 1969 a Barcellona, aeroporto El Prat, dopo trent'anni di esilio in Messico, imposto da ragioni politiche. "Sono venuto ma non sono tornato", è il suo commento a caldo. Durante il suo soggiorno spagnolo, in quella che dovrebbe essere la sua patria ma che non è più in grado di riconoscere, Aub registra a ritmo serrato eventi, personaggi e pensieri in un "diario totale" di impressionante forza e lucidità, nel quale predominano il; disincanto e l'amarezza per lo stato di degrado in cui versano le patrie lettere, cui si aggiunge la constatazione che quasi nessuno ha mai sentito nemmeno pronunciare il suo nome. A casa sua, egli è dunque un perfetto estraneo. Da qui comincia una sorta di nuovo esilio: "Alla fine, io sono la gallina cieca, spiumata, appesa al mercato comunale. Uno di questi polli appesi, spiumati, che mi terrorizzavano da piccolo e che appaiono nella Fàbula verde..."
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