Essere medico un'arte in estinzione

Essere medico un'arte in estinzione

La lamentela, l'insoddisfazione, la delusione, la rassegnazione sono diventate pane quotidiano, di cui ci nutriamo in continuazione, con il risultato di diffondere sempre di più il malessere personale e collettivo. Stiamo adottando un atteggiamento sterile che non offre alternative percorribili, sbocchi di creatività e fantasia innovativa, ipotesi di cambio di direzione. È un languore sottile che permea le nostre giornate in attesa che venga la sera per avere la conferma di aver superato la prova dell'esistere. Nello stesso tempo questo modo di vivere ci spaventa perché ci rendiamo conto che altro tempo è trascorso quasi inutilmente. L'attesa di qualcosa che dovrebbe succedere per grazia ricevuta o ad opera di qualche genio italico è la speranza di tante persone. Personalmente sono ancora convinto che solo l'impegno personale condiviso tra concittadini può creare strade nuove. Vorrei riscoprire insieme che la salute è un bene essenziale, che non può essere smarrito per la nostra pigrizia e la nostra resistenza al cambiamento. Vorrei la riaffermazione con forza che l'universalità delle cure è un bene irrinunciabile, che crea ricchezza e beneficio per tutti. Vorrei che tutti fossimo responsabili del destino del nostro sistema sanitario. Per vari motivi i vecchi medici se ne stanno andando dal lavoro, qualcuno anche dalla vita e, fra non molto, resteranno pochi, con la conseguenza che la memoria storica rischia di perdersi. Conoscere come sono andate le cose in questi quaranta anni di esercizio dell'arte medica è utile per capire i problemi con i quali ci dovremo confrontare e quali soluzioni adottare per continuare ad avere prospettive e sogni.
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