Eravamo proprio belli

Eravamo proprio belli

L'uomo narrato e che narra, ormai ultrasessantacinquenne, riempita in fretta con poche cose una vecchia valigia, decide di abbandonare la casa dove presumibilmente vive o ha vissuto e dove d'altronde è rimasto ben poco di sé, non di suo, ma di sé. Vaga per un giorno intero senza meta in una città qualsiasi dai tanti aspetti sconosciuti, alla ricerca ben consapevole della "strada che vorrebbe veramente percorrere". Lo accompagnano, oltre all'inseparabile ma fortemente simbolica vecchia valigia, tra spazi temporali indicativi e illustrativi ("L'altro ieri", "Ieri...L'altro", "Ieri" e infine "Adesso"), la memoria di brevi ma numerosi episodi che si susseguono e si intrecciano tra il serio e il faceto e che hanno nel corso del tempo delineato, plasmato e a volte confutato la propria personalità e il conseguente approccio alla propria esistenza. Infine, alle prime rassicuranti e pacate ombre della sera, placa per un po' quel suo "turbolento e irrequieto animo esacerbato dal metodico e inesorabile trascorrere del tempo" e forse potrà essere finalmente in grado di riconoscere quella strada che da sempre avrebbe voluto veramente percorrere, senza mai riuscirci del tutto, rasentandola appena.
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