Il figlio prigioniero. Carteggio tra Luigi e Stefano Pirandello durante la guerra 1915-1918

Il figlio prigioniero. Carteggio tra Luigi e Stefano Pirandello durante la guerra 1915-1918

"Non so perché, ho una grand'ansia di sbrigarmi", scriveva Luigi Pirandello al figlio, prigioniero a Mauthausen, in una delle lettere della corrispondenza che forma la più gran parte di questo libro. Era l'agosto del 1916. Sei mesi prima, il 24 febbraio, assistendo a una recita del comico siciliano Angelo Musco, aveva scoperto che il teatro, più che le novelle e i romanzi, poteva diventare adesso forma perfetta della sua fantasia. Subito, il giorno dopo, ne aveva scritto a Stefano e da quel momento s'era buttato a comporre prima in siciliano poi in lingua una commedia dopo l'altra, dando inizio a una drammaturgia di novità e valore universali. Stefano era stato il figlio a lui più vicino. Fin da quand'era bambino di cinque e sei anni Luigi aveva preso il suo primogenito a confidente delle proprie pene nel rapporto con la moglie Antonietta, la cui malattia mentale s'aggravava. Cresciuto, se lo era poi tirato nello studio per leggergli le pagine che andava scrivendo; il ragazzo s'era addestrato a dire al padre se il racconto e le mosse dei personaggi fossero chiari a un lettore come lui, e gli paressero belli. S'era stretto tra il padre e il figlio un rapporto di straordinaria intimità. Lo testimonia questo carteggio di guerra che è come l'esordio di un colloquio intellettuale e artistico che durerà poi decenni e metterà più di un segno nella vita e nell'arte di entrambi.Rinchiuso nel Lager, Stefano capiva bene perché il padre avesse quella fretta di spicciarsi. Negli anni passati con lui lo aveva visto soffrire nella lotta con la follia, che lo aveva talvolta bloccato nel lavoro letterario. Chissà quali disordini accadevano in casa adesso. Luigi si limitava a qualche larvata allusione. Lo informava invece degli attori che recitavano le sue commedie, dell'esito delle "prime", e dava cenni anche dell'intreccio e del senso di ognuna, oltre a concedersi rapide osservazioni sulla vita letteraria e artistica italiana. Era questo, e tanto più appariva al figlio, un cammino glorioso, quasi da sbigottirlo: "Non so come possa tu resistere, Papà mio, a un travaglio così intenso". Preso ancor più di prima dal mondo del padre, lo adorava, e dalle lettere pare prigioniero nel giro della sua mente. Dunque due volte prigioniero, perché già lo era di fatto in mano nemica. Cominciò così la sua lunga emancipazione, e proprio seguendo l'orma paterna, cioè diventando uno scrittore anche lui. Luigi leggeva le sue prime prove e da maestro si prodigava in consigli. Con la stessa emozione seguiva e incoraggiava sulla via dell'arte l'altro figlio, Fausto, che diventerà uno dei pittori più importanti del Novecento italiano. Le missive dovevano essere brevi, altrimenti le due censure militari, austriaca e italiana, le cestinavano; e ne giunsero a destinazione meno della metà. Ma quelle che arrivavano erano dense di notizie e rivelazioni. Vi traspaiono le vicissitudini di una famiglia italiana colpita e poi quasi travolta dalla guerra e dalla follia, e tuttavia votata all'arte con grande passione morale. Nell'aprile del 1916, vessata dalla madre, Lietta aveva tentato il suicidio, ma fortunatamente la rivoltella s'era inceppata. Nei due anni successivi anche Fausto fu in pericolo perché appena diciottenne, malato e deperito, era stato chiamato alle armi e il genitore si prodigò per salvarlo. Più tardi Lietta sarà costretta a fuggire dalla sua casa, alla quale ritornerà soltanto a guerra finita, quando su ordine dei medici fu deciso di ricoverare Antonietta in una clinica, provvedimento su cui s'accese inaspettato un contrasto tra Luigi e Stefano.Per dar conto degli avvenimenti non descritti nel carteggio e di vari momenti del lavoro di Luigi Pirandello e della vita dei suoi familiari, anche allo scopo di far emergere a uno a uno vivacemente gli altri protagonisti, Antonietta, Fausto e Lietta, ho intercalato nel libro tra le letttere di mio nonno Luigi e di mio padre Stefano ampi brani di racconto biografico basati su molto altro materiale: documenti, lettere, ricordi famiglia, e appunti dello stesso Stefano.
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Dettagli Libro

  • Titolo: Il figlio prigioniero. Carteggio tra Luigi e Stefano Pirandello durante la guerra 1915-1918
  • Autore: Andrea Pirandello
  • Curatore:
  • Traduttore:
  • Illustratore:
  • Editore: Mondadori
  • Collana:
  • Data di Pubblicazione: 2005
  • Pagine:
  • Formato:
  • ISBN: 9788804535812
  • Bambini e ragazzi - Narrativa

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