Dopo la fine. Sulla condizione postuma della letteratura

Dopo la fine. Sulla condizione postuma della letteratura

'Postumo', nell'antica Roma, era il figlio che nasceva dopo la morte del padre. Per Giulio Ferroni la letteratura ha sempre a che fare con qualcosa di analogo: è postuma rispetto all'esperienza, all'autore, alla tradizione che la precede. Soprattutto in età moderna, tale condizione è diventata coscienza centrale dell'opera d'arte, che spesso si è voluta pensare come viaggio fre antiche, recenti e prossime rovine, dialogo tra morti. Tanto più oggi, quando la letteratura sembra essere più circondata da altre forme di espressione, la condizione postuma dell'autore viene portata al limite: l'illusione di chi tenta di rivendicare l'attualità della letteratura non fa che sottoscriverne lo svuotamento. La salvezza dell'assillante brusio dell'effimero e dell'inessenziale, delle chiacchere, potrà venire da 'un'ecologia postuma' che ristabilisca un rapporto corretto con i classici, riconoscendo la parola che conta.Giulio Ferroni propone un'interpretazione della civiltà letteraria dove riflessioni teoriche e letture di testi si intrecciano lungo il filo conduttore di una proposta ermeneutica forte, che tocca figure come Dante, Leopardi, James, Musil, Broch, Pirandello, Pasolini, Caproni, ma anche filosofi come Nietzsche, Adorno, Jonas. La storia della letteratura trova così nuove illuminazioni nei rapporti di un'epoca con la propria tradizione, nella vita dei testi nel tempo, nell'intreccio fra inizio, fine e non finito.Attraverso un'idea originale del senso dell'opera d'arte nel contesto contemporaneo, il saggio di Ferroni sottopone a un'intensa provocazione la cultura novecentesca, tanto nei suoi temi centrali quanto nei suoi ultimi e insidiosi perturbamenti.
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