La strategia dell'anima

La strategia dell'anima

Siamo a cavallo tra gli anni Settanta e gli Ottanta. La situazione politica e sociale in Italia è gravissima, la cultura accademica e non è chiamata a prendere posizione di fronte alla violenza dilagante. È in quella temperie che Carlo Sini comincia a elaborare la "strategia dell'anima" che intende come la comune posta in gioco della "storia della metafisica", dello scientismo, dello storicismo "obiettivistico" e dello psicologismo, nonché del nichilismo dell’Occidente moderno, le cui manifestazioni culminanti sono la "domesticazione del segno", la "pubblicità della ragione" e l’"informazione" di massa. Nichilismo operante allo stesso modo nella sua versione nostalgico-reazionaria e in quella progressivo-rivoluzionaria. "In varie occasioni mi è capitato di dire che il lavoro dei filosofi non produce propriamente opere come invece accade per gli scrittori e poeti. Per altro verso invece scegliere quegli scritti che si ritengono degni di una nuova collocazione induce l'autore a chiedersi che cosa meriti di essere salvato e cosa no".
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