Fardelli d'Italia

Fardelli d'Italia

Ma perché la storia del capitalismo italiano assomiglia a un campionario di occasioni perdute? È arrivato il momento di aprire gli occhi, guardare in faccia la realtà: le colpe del presente, i peccati mortali del passato. L'autore lo fa con le rivelazioni dei protagonisti della politica, dell'industria, del credito. E scopre un Paese dove si è pronti a correre solo per comprare quattro mura e chiudersi in faccia la porta del futuro. Un Paese che 'vive' attaccato al telefonino, ma non ne produce neppure uno. Che "fabbrica" sempre meno ingegneri, fisici e chimici, ma dove in compenso tutti vogliono fare i comunicatori e molti (troppi) restano studenti universitari a vita. Un Paese in cui domina culturalmente la grande illusione di nascere in una città, viverci tutta la vita, avere un posto sicuro e guadagnare ogni anno qualcosa di più dell'infrazione. Bello, ma impossibile. Un Paese dove in molti sono ancora convinti che i problemi si risolvano senza parlarne e senza conflitti. Questo libro non è né un saggio né un testo di economia. "Fardelli d'Italia" ha la dignità dei grandi racconti di denuncia, un affresco impietoso del "Paese che non c'è". Una storia inedita e piena di retroscena che mette in fila uomini, fatti e cose del declino italiano. Scuola, università, ospedali, il foglio bianco del giovane disoccupato napoletano. I vizi del capitale (grande e piccolo) e del sindacato. Le colpe e i meriti di una razza molto speciale di banchieri. Lo strapotere di mille corporazioni. Uno Stato che ha erogato (ed eroga) troppe mance. Da Fanfani e Moro fino a Berlusconi. Passando per i segreti di Mediobanca, il terribile '92 e le confessioni di Giuliano Amato. Fino ai figli dell'euro che sono gli immobiliaristi, ma non solo. Un filo rosso si snoda tra prima e seconda repubblica e finisce con legare oggi le mani al Paese. Un racconto amaro da leggere tutto d'un fiato per capire dove stiamo andando e cambiare in fretta. Prima che sia troppo tardi. Prima che l'ipoteca sul futuro diventi definitiva. Un libro di denuncia, dunque. Ma anche di speranza.
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