Un incontro fantastico. Borges e Nolan
È possibile un incontro fra il cinema di Christopher Nolan e i mondi narrativi di Jorge Luis Borges? Evidentemente sì, visto che è quanto sembra accadere in questo libro, anche se si tratta di un incontro puramente fantastico. I due autori, per ovvie ragioni anagrafiche, non si sono mai incrociati, eppure condividono una serie di motivi letterari e filosofici – l’ossessione per il Tempo, l’architettura labirintica degli intrecci, la dialettica sogno-realtà, il tema del Doppio – che hanno suggerito un accostamento, solo apparentemente azzardato, fra i rispettivi linguaggi. Non si tratta di un confronto serrato, bensì di un dialogo a distanza, per definire il quale Martinetto ha mutuato dalla fisica quantistica – che nel libro è spesso chiamata in causa in suggestive similitudini – l’affascinante concetto di entanglement. Borges e Nolan comunicano, illuminandosi a vicenda, attraverso una semplice giustapposizione in cui il lettore è chiamato a fare la sua parte, secondo una poetica dell’opera aperta di cui sia Borges che Nolan sono maestri.
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