La generazione fortunata

La generazione fortunata

Con "i piedi nel Medioevo e la testa nel Duemila": è questo il destino toccato ai nati tra il 1935 e il 1955, i giovani degli anni Sessanta e Settanta, ragazze e ragazzi capaci di coltivare utopie, pieni di illusioni ma anche animati da volontà e passioni forti, fortissime; una generazione che si è affacciata sul mondo con un'energia nuova e irresistibile, e che quel mondo lo ha affrontato e anche un po' cambiato, in meglio. Ma alle spalle, o a fianco di tutto questo, c'è un'incredibile fortuna che li accompagna e li sospinge. Un convergere di condizioni storiche favorevoli difficilmente ripetibile. Se i primissimi tempi sono quelli della guerra e del dopoguerra, tempi duri, con valori, usi e povertà simili alle epoche passate, poi si apre un periodo di pace che pare infinito, come lo sviluppo del progresso e della modernità, senza alcuna minaccia di "venti di guerra" o di declino a incrinare l'orizzonte. Dal boom economico in avanti la loro giovinezza fiorisce insieme a un crescente benessere, la certezza del lavoro e la possibilità di sceglierlo e cambiarlo - come alla generazione dei figli non pare assicurato - sotto la protezione di sempre maggiori tutele sindacali e previdenziali. Sono i "garantiti", fino alla pensione, pronti a vivere la loro anzianità con forze e prospettive di cui nessun altro prima ha mai potuto godere e come forse pochi potranno dopo. Sono anche i primi a crescere "sani e belli": gli antibiotici sono nati con loro e con loro la medicina raggiunge i suoi massimi trionfi. Sono i primi a conoscere ferie e vacanze, e a viaggiare: un mondo non spaventato consente anche di andare in giro in autostop e con pochi soldi in tasca. Intanto crescono i diritti civili, accanto all'introduzione di divorzio e aborto cambia il diritto di famiglia. Soprattutto, con l'esplodere del femminismo, muta la condizione della donna. Ricostruendo nel dettaglio tutte le "fortune" che la sua generazione ha avuto, Serena Zoli non smette mai in realtà di raccontare, di parlare di sé e dei suoi coetanei con spigliata e vivace naturalezza, di proporre storie esemplari, che sono anche un piccolo resoconto, forse quasi già un bilancio, di un'Italia che si è trasformata e migliorata tanto, ma che ora si trova ad affrontare un momento storico assai diverso, un'"epoca delle passioni tristi", che accerchia i giovani d'oggi con gli ideali del guadagno e del consumo e li stringe nella morsa dell'insicurezza per quel che sarà di loro domani. Mentre la fortuna più grande della "generazione fortunata" è stata la possibilità e la capacità di sognare, di alzarsi sul palcoscenico della vita e di gridare: "Cambieremo il mondo".
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