La gara più sporca. Ben Johnson, Carl Lewis e la finale
Le Olimpiadi di Seul del 1988 hanno ospitato una sfida definita «la gara più sporca» di sempre, o la più grande: la finale dei 100 metri maschili, che vide sfidarsi il primatista mondiale Ben Johnson e «il figlio del vento» Carl Lewis, già vincitore di quattro ori ai giochi a Los Angeles. Ma il tempo-record di Ben Johnson, 9,79 secondi, per quanto sensazionale e avveniristico, fu solo l'inizio e non la fine di quella vicenda. Dopo la gara, Johnson risultò positivo al test antidoping: il titolo gli venne tolto e la medaglia d'oro fu assegnata a Lewis, arrivato secondo in pista. Eppure, anche a distanza di vent'anni, la storia poteva dirsi tutt'altro che conclusa. Nel 1999 Lewis fu nominato sportivo del secolo dal Comitato Olimpico Internazionale e olimpionico del secolo da «Sports Illustrated». La sua reputazione, tuttavia, sarebbe stata intaccata dalle stesse rivelazioni dell'atleta sull'uso di farmaci per migliorare le prestazioni. Il libro di Richard Moore, pieno di nuove rivelazioni, si basa su interviste a testimoni diretti – tra cui Johnson e Lewis – e ricostruisce la preparazione della gara, i dieci secondi della corsa effettiva e le conseguenze della positività di Johnson. Esamina inoltre la rivalità tra i due favoriti collocandola nel periodo storico degli anni Ottanta, e la rilevanza che quei fatti continuano ad avere per lo sport di oggi, in cui ogni nuovo record è accompagnato da un'ondata di sospetto.
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