L é méi dîr acsé. Le frasi giuste del dialetto bolognese

L é méi dîr acsé. Le frasi giuste del dialetto bolognese

Oggi, al posto dell'originale lingua bolognese, ne sta nascendo un'altra che non ho timore di definire abusiva, priva di colori, gremita di orrendi strafalcioni e sgrammaticature. La mostruosa abitudine va sempre più diffondendosi, ma non è tutto. Si è imposto anche l'uso di abbandonare il nostro originale modo di esprimerci, fantasioso, arguto e colorito, a favore di una fraseologia piattamente adagiata sull'italiano. Così facendo, si contribuisce semplicemente a uccidere il nostro dialetto. Per dire "È un ragazzino debole" ci si appoggia pigramente su un facile L é un ragazlàtt dàbbel, ignorando espressioni genuine e di bellezza lessicale ben superiore, come L é un ragazlàtt scarnécc', oppure L é un pôver agnusdèi o Al bàvv in una lómm. Dunque, la "battaglia" non deve essere soltanto verso gli errori evidenti, relativi a vocaboli, sparsi qua e là da chi il dialetto non lo conosce ma anche per difendere e salvare la qualità fraseologica del dialetto autentico, riconquistando e valorizzando le belle espressioni originali della tradizione. Ecco dunque, in questa ennesima piacevole fatica, una raccolta di frasi caratteristiche del dialetto bolognese presentate partendo dall'italiano, considerato l'attuale costante regresso del numero di dialettofoni. Le ho inventariate, certo senza pretendere di essere esaustivo, per soddisfare legittime curiosità e - perché no - per aiutare chi ancora volesse parlare o si ostinasse a scrivere usando la lingua di Bologna.
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