Lo stretto indispensabile. Storie e geografie di un tratto di mare limitato
Gli stretti di mare sono una forma del pensiero: obbligano a misurarsi col limite, l’attrito, la necessità di mediazione. Crocevia di scontri e timori, sono dispositivi geografici attraversati da forze contrapposte, e non c’è potere che non abbia provato a controllarli, domarli, militarizzarli. Eppure in essi si cela anche la speranza dell’incontro e del ricongiungimento, dell’ibridazione, del racconto condiviso. Tra i migranti di Gibilterra e le navi mercantili di Suez, nello stretto di Messina come in quello di Bering, le correnti rimescolano le leggi della storia e dell’economia, traghettando di sponda in sponda paure, passioni e desideri. Compiere l’attraversamento significa confrontarsi con un intreccio di rotte, memorie e visioni reali o immaginarie che risuonano nella letteratura di ogni epoca: dal travagliato transito di Ulisse tra Scilla e Cariddi alla Istanbul di Pamuk, passando per le pagine di scrittori-navigatori come Stevenson e Conrad. Gli stretti continuano a porre domande più che offrire risposte. Nei loro passaggi obbligati si riflette la geografia instabile del nostro tempo, che Franco La Cecla e Piero Zanini percorrono seguendo le tracce di infinite suggestioni, tensioni, rotture e possibili connessioni.
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