La luce di Venezia. Specchiate sembianze

La luce di Venezia. Specchiate sembianze

Quello che ho disegnato non so se mi riguarda. So che ero emozionata mentre lo facevo perché c'erano loro: i modelli, che parlavano un'altra lingua nel loro silenzio, nella loro posa. Ora le tele, i disegni vengono visti, sono appoggiati, ma quel mentre era così dinamico, io non ero che in piedi o seduta, e per il resto esposta a loro, che erano esposti a me e mi insegnavano la grazia. "Scusi posso guardarla due ore negli occhi?" "Posso imparare esattamente quanto è curvo il tuo fianco?" Posso essere solo una che fa questa linea? Il suo ginocchio Guarda è di tre quarti e ha la ciocca dietro l'orecchio. Non dormire. Non posso essere che una, ma in una stanza con un modello posso essere ciò che mi attraversa gli occhi e le braccia sino all'impugnatura e poi diventa una metà di noi, l'incontro come voleva vedere Giacometti. Disegnare è il modo per vivere questo, e la regola ogni volta sono i suoi lineamenti, la tecnica la detta il suo incarnato, il segno i suoi spigoli.
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