Claustrofilia

Claustrofilia

Nel suo scritto quasi testamentario sull'"analisi interminabile" Freud individuava il più maligno problema dell'analisi nella sua tendenza a un prolungamento indefinito. La storia successiva gli ha dato conferma: oggi schiere innumerevoli di persone sono in analisi da anni, e per anni si apprestano a continuare. Se ciò avviene, afferma Fachinelli, è perché l'analisi è caduta vittima del suo stesso inconscio: paradossalmente, essa è rifluita in un'"area claustrofilica", dove fra analista e paziente si instaura un rapporto di "unità duale" che rimanda a quello tra la madre e il bambino, alla nascita e prima di essa. Con procedimento affascinante, Fachinelli non ci espone qui soltanto le sue tesi, ma racconta come esse sono nate nella sua pratica analitica, come ha visto lentamente delinearsi due presenze inquietanti che magnetizzano la relazione claustrofilica: le esperienze di doppio e di coincidenza. Siamo qui vicini alle colonne d'Ercole della psicanalisi, se si pensa al sacro timore che già Freud mostrava per quelle presenze. Qui, inevitabilmente, "le acque si mescolano", la psicologia è costretta ad affrontare fenomeni usualmente relegati nell'inferno della parapsicologia e il "perturbante", che una buona parte della pratica analitica vorrebbe addormentare, si rivela essere il protagonista dell'analisi stessa. La condanna che esso riserva a chi non lo riconosce è quella di rimanere stregato dentro la foresta da cui vorrebbe incessantemente uscire.

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