1888: Pasenow o il romanticismo. I sonnambuli. Vol. 1

1888: Pasenow o il romanticismo. I sonnambuli. Vol. 1

«I sonnambuli, ancorché composto da tre vicende distinte e con pochissimi punti in comune, è a ogni effetto un solo grande romanzo, e proprio lì sta la seconda e decisiva innovazione recata da Broch (...). L'unità romanzesca non è garantita dalla vicenda né dai personaggi né dal tempo dell'azione, e nemmeno dallo stile, bensì dalla dimensione tematica e simbolica. Una lezione senza la quale non avremmo oggi capolavori» - Vanni Santoni, la Lettura «Inserire epoche storiche tanto diverse in una sola composizione», ha scritto Milan Kundera, è «una delle nuove possibilità, un tempo inconcepibili, che si sono aperte all’arte del romanzo del XX secolo non ap­pena ha saputo superare i limiti della fasci­nazione per le psicologie individuali e dedicarsi alla problematica esistenziale nel­l’accezione più ampia, generale, sovraindividuale della parola»; per poi proseguire: «...faccio riferimento ai Sonnambuli, dove Hermann Broch, per mostrarci l’esistenza europea travolta dal torrente della “degradazione dei valori”, si sofferma su tre distinte epoche storiche: i tre gradini che l’Europa scendeva verso il crollo finale della sua cultura e della sua ragion d’essere». Un torrente che parte, in questo primo pannello della trilogia romanzesca di Broch, dal tardo Ottocento, con lo smarrito Joachim von Pasenow, giovane Junker prussiano, incerto se trasgredire i doveri di famiglia e vivere alla giornata con la piccola Ruzena, entraîneuse incontrata allo Jaegerkasino, a Berlino, oppure seguire la via dell’«onore» e della tradizione, e chiedere in sposa l’avvenente Elisabeth, figlia di un proprietario terriero. Ma è soprattutto nella forma letteraria, ag­giunge ancora Kundera, che Broch ha osato l’innovazione più audace, facendo entrare nel romanzo il pensiero: una riflessione che si rivela «tenacemente autonoma rispetto a ogni sistema di idee precostituite; non giudica; non proclama verità; si interroga, si stupisce, sonda; assume le forme più diverse: metaforica, ironica, ipotetica, iperbolica, aforistica, divertente, provocatoria, estrosa; e soprattutto: non abbandona mai il cerchio magico della vita dei personaggi; è la vita dei personaggi ad alimentarla».
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Recensione del libro fornita da lottavo.it

Di Anita Mancia

Un romanzo modernista cattedratico che si legge piacevolmente perché il tono e il registro che lo impostano sono romantici, anche se i contenuti implicano una critica profonda ed una ironia aperta contro il romanticismo dell’uniforme che non solo occupa le parti iniziali, ma tutto il testo fino a dargli il suo sigillo e impronta costitutiva...

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