Gilardo da Lodi e la pittura d'uva in Lombardia nel Seicento e nel Settecento

Gilardo da Lodi e la pittura d'uva in Lombardia nel Seicento e nel Settecento

Il volume accompagna la mostra di Lodi "Gilardo da Lodi e la pittura d'uva in Lombardia nel Seicento e nel Settecento"; fiori, frutti, animali e oggetti inanimati interpretati in una chiave di intensa partecipazione, non solo come prova di abilità nel contraffare la natura o come soggetti di studio sulla luce, ma anche come portatori di densi significati allegorici, simbolici e morali. Negli ultimi anni è in corso una riscoperta e rivalutazione di questo genere, in notevole parte dovuta all'attenzione degli studiosi e alle loro proposte e identificazioni che hanno dipanato più di una attribuzione. E proprio questa nuova e intensa attività di studio ha rivelato come la Lombardia sia stata la culla della natura morta e abbia testimoniato e diffuso il cambiamento di gusto che ha percorso la storia dell'arte europea. Filo conduttore del percorso iconografico è la "natura morta" e, in particolare, la trattazione dell'uva nelle diverse interpretazioni della sua corposità, che in terra lombarda ha dato vita ad un vero e proprio filone pittorico, fino a rendere l'uva una protagonista assoluta nell'area compresa fra le città di Lodi, Crema e Piacenza. Il volume si concentra in particolare sul lavoro di Gilardo da Lodi. Sedici le opere trattate di questo maestro cui oggi vengono riferiti con certezza gli effettivi quadri senza più confusione o sovrapposizioni come in passato. Il volume, curato da Tino Gipponi, si propone come risultato di un accurato lavoro filologico di studiosi e conoscitori competenti in questo campo come Ferdinando Arisi, Ulisse e Gianluca Bocchi, Maria Silvia Proni, Licia Cambelli e Mario Marubbi, sviluppando e approfondendo nuovi filoni di ricerca passando anche per gli autori più noti come Panfilo Nuvolone e Giuseppe Vicenzino. I nomi degli artisti presentati nella sofisticata mostra lodigiana, oltre ai due citati, sono: Vincenzo Vol??odino, Francesca Vicenzina, Giacomo Desti, Ludovico Caffi, Bartolomeo Arbotori, Marco Antonio Rizzi, Antonio Gianlisi padre e figlio, il Todeschini, Angelo Maria Crivelli e il figlio Crivellino, Felice Boselli, lo Pseudo Fardella, Scarpetta, Cifrondi fino ad arrivare a Gilardo da Lodi. Le opere conservano il loro antico fascino, sempre più amate dai visitatori e frequentatori delle esposizioni oltre che sempre più ricercate dai collezionisti e apprezzate dal mercato artistico.
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