Il prigioniero di Aleppo

Meir è giovane, italiano, e passionale. Siamo alla fine del 1968, Meir deve accompagnare la madre a Beirut, una città non ancora sconvolta dalla guerra, fiorente e in apparenza idilliaca. Decide, complice un avventuroso autista di taxi, di spingersi fino ad Aleppo. La scelta della città non è casuale: lì lui è nato, prima del definitivo trasferimento in Italia dei genitori; lì hanno vissuto i suoi avi, membri di un'antichissa comunità ebrea sefardita. Ma Aleppo è in Siria, vietata ormai agli ebrei. Meir dovrà così nascondere le proprie origini, cambiare nome e vivere in prima persona mille conflitti. Qui incontrerà Zaki, un anziano parente depositario delle memorie familiari che sarà pronto a narrare al giovane, con mistico fervore, leggende e realtà di una civiltà secolare distrutta da imposizioni politiche. Il fascino dei ricordi evocati dallo zio Zaki e la bellezza di Ruth, una dolce ragazza sordomuta, renderanno il viaggio ad Aleppo determinante per il protagonista che finirà per accettare con piena consapevolezza le proprie origini. Romanzo di formazione e di idee, Il prigioniero di Aleppo rievoca con impareggiabile ricchezza di documentazione e di scrittura la poesia di un mondo scomparso, conducendo il protagonista da Beirut ad Aleppo alla ricerca della propria dimensione spirituale nei luoghi delle antiche leggende di famiglia. L'autore unisce alla sensualità nel piacere descrittivo dei sapori e dei colori di un universo lontano, la difficile crescita che il protagonista compie viaggiando avanti e indietro nell'indimenticabile tempo della memoria.