Il trascendente nel cinema. Ozu, Bresson, Dreyer

Il trascendente nel cinema. Ozu, Bresson, Dreyer

Se davvero il cinema, come ha scritto André Bazin, è condannato alla riproduzione mimetica del mondo fisico dall'"effetto di realtà" del medium fotografico, in che modo sarà possibile rappresentare sul grande schermo il trascendente? La risposta di Hollywood è stata relativamente semplice: servendosi degli effetti speciali. Alla fine degli anni sessanta, però, un giovane studente dell'Ucla appena uscito dal seminario prova a ripensare la questione interrogando i grandi maestri del cinema europeo e giapponese, specialmente Ozu, Bresson e Dreyer. Ne è venuta fuori prima una brillante tesi di dottorato e poi, nel 1972, questo libro, uno dei pochi classici indiscussi della riflessione contemporanea sull'estetica del film. Se poi il giovane dottorando si chiama Paul Schrader - futuro sceneggiatore per Martin Scorsese di "Taxi Driver" e del recente "Al di là della vita", nonché regista in proprio di alcuni dei più importanti film americani degli ultimi decenni - e il relatore della tesi risponde al nome di Rudolph Arnheim, la traduzione italiana di questo volume può essere considerata un piccolo evento.
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