Zidane. Anatomia di una testata mondiale

Zidane. Anatomia di una testata mondiale

Zizou, il figlio di immigrati algerini divenuto leggendario capitano - nientemeno - della nazionale francese, aveva assunto una missione impossibile: unire il cuore profondo della Francia smarrita e lacerata di inizio millennio capeggiando un'impresa epica sotto gli occhi di tutto il mondo. E tutto, contro ogni pronostico, andava magicamente nella direzione giusta. Una vittoria dopo l'altra, un crescendo davvero irresistibile... fino all'ultima partita, l'ultima del torneo e l'ultima della sua vita, dove le sue straordinarie magie di sciamano del calcio e dell'immaginario da un certo punto in poi sembrano infrangersi una dopo l'altra su un risultato ottusamente inchiodato sul pari, con i minuti che passano inesorabili da far dubitare nel profondo del favore degli dèi, di tutto quello che l'aveva condotto fin lì, fino a quel terzo minuto del secondo tempo supplementare della finale di Coppa del Mondo, nel mitico cerchio dell'Olympia Stadion di Berlino, sotto gli occhi ammaliati dell'intero telepianeta. La celebre incornata di Zizou è un segno del nostro tempo, tempo che nel testo viene definito "delle utopie capovolte", ovvero: "[...] tempo di cuciture impossibili agli strappi nel tessuto dei sogni più belli / anno quinto della rancorosa era Twin Towers / a dirla in breve / dove lo scatto d'orgoglio di tante periferie del mondo e del cuore rimane impigliato / senza sbocco / nella sorda risacca dei risentimenti / delle rivolte impazzite senza neppure la consolazione di sapere il perché [...]".
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