Ambiente Italia 2004. 100 indicatori sullo stato del paese. Il Mediterraneo e le dinamiche globali

Ambiente Italia 2004. 100 indicatori sullo stato del paese. Il Mediterraneo e le dinamiche globali

"Ambiente Italia 2004" si immerge nel Mediterraneo. II Rapporto annuale di Legambiente - curato dall'Istituto Ambiente Italia e realizzato in collaborazione con il Comitato Scientifico di Legambiente - propone anche quest'anno la consueta 'zoomata' sullo stato dell'ambiente italiano, indispensabile per cogliere le dinamiche tendenziali e ricavare quindi le priorità d'azione, ma poi allarga l'obiettivo all'intero Mediterraneo, anch'esso alle prese con le sfide della globalizzazione. Ne esce il ritratto di una regione in crisi che però, con la sua storia di identità irriducibili e di continua osmosi tra culture, può diventare il laboratorio di una diversa globalizzazione: che promuova lo scambio ma non omologhi e che affronti alla radice i grandi nodi sociali e ambientali rappresentati dalla povertà e dal mutamento climatico. L'estate 2003 è stata la più calda da decenni, forse da secoli, e in molte stazioni meteorologiche della sponda nord del Mediterraneo la temperatura media ha eguagliato o addirittura superato quella delle stazioni nordafricane. In "Ambiente Italia 2004" i rischi di 'omologazione climatica' nel Mediterraneo sono al centro di un dossier ricco di dati inediti. E si tratta di un problema che riguarda da vicino l'Italia, a parole supporter quasi entusiasta del Protocollo di Kyoto, ma dove le emissioni di gas serra non accennano a diminuire. Un paese campione nell'arte di predicare bene e razzolare male: agli ultimi posti in Europa per energia prodotta con fonti rinnovabili, con un sistema dei trasporti energivoro e inquinante, continuiamo a costruire nuove autostrade e a penalizzare le ferrovie, il trasporto via mare, il trasporto pubblico urbano. Ma non finisce qui: patria europea dell'abusivismo edilizio, da fine 2003 dobbiamo fare i conti con l'ennesimo condono generalizzato (il secondo varato da Berlusconi). Dovremmo investire fortemente nella conoscenza, nell'istruzione, nella ricerca scientifica, nell'innovazione tecnologica, e invece la tendenza è ad un taglio progressivo delle spese. Se le politiche si mostrano del tutto inadeguate nell'assumere la qualità ambientale come uno dei criteri fondanti dell'opera di modernizzazione dell'Italia, alcuni segnali promettenti vengono fortunatamente dalla società: cresce il peso delle produzioni agricole tipiche e biologiche, progredisce la capacità dei parchi di proporsi come laboratori di economie sostenibili, aumenta l'interesse verso la 'piccola grande Italia' dei comuni minori, dove si concentra tanta parte delle nostre ricchezze più originali. Nel complesso, "Ambiente Italia 2004" descrive un paese che offrirebbe condizioni ottimali per un futuro forte e sostenibile, ma dove troppo spesso la politica è miope o peggio 'rema contro'.
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