Archedemo e il mistero dei cocci di vaso

Archedemo e il mistero dei cocci di vaso

Tutto comincia con Socrate che, reduce da una nottata fra intellettuali, vomita sulla soglia del bordello da cui è stato appena cacciato. Intanto, in casa del suo facoltoso amico Critone si sviluppa un mistero che rischia di comprometterne la fortuna e la vita: uno sconosciuto gli ha mosso accuse infamanti e gli ha fatto recapitare un ostrakon, il coccio di vaso che preannuncia l’esilio da Atene. In mezzo alla vicenda si trova il narratore, il giovane Archedemo: brillante ma di umili origini, ex allievo del filosofo, all’inizio della storia è solo uno fra i tanti che frequentano la casa di Critone in cerca di qualche lavoretto. Il bisogno e l’astuzia lo trasformeranno in un vero detective da giallo investigativo, senza privarlo di una voce scanzonata e capace di passare con leggerezza sulle tragedie personali e universali. Sullo sfondo, un mondo classico ricostruito con grande accuratezza eppure ben diverso da come lo troviamo nei libri di Storia: se molti dei personaggi sono realmente esistiti, qui li incontriamo più vicini al vero, umani e in un certo senso senza tempo. Si muovono là dove il mercato dell’agorà diventa più affascinante del Partenone, dove si può incrociare Platone per strada, parlar male dei Cretesi bevendo pessimo vino e indagare su un intrigo giudiziario completamente verosimile per l’epoca. I lettori di oggi saranno catturati dall’ambientazione e dalle dinamiche sociali che la abitano, ma non avranno difficoltà a riconoscere se stessi e i propri simili nelle azioni (e nelle bassezze) di quei personaggi non così diversi da noi.
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