I mastini di Dio

I mastini di Dio

Fu quando Granada cadde e i Mori vennero sconfitti che i mastini di Dio strinsero la presa: convertirsi o morire. Decine di migliaia di musulmani furono costretti a scegliere tra l'abiura e il rogo, e centoventimila ebrei di Spagna dovettero fuggire dalla loro patria per evitare la persecuzione. L'opera febbrile di Tomas de Torquemada - simbolo e incarnazione dell'Inquisizione spagnola - e dei suoi "Domini canes" era giunta al culmine. Con il beneplacito dei sovrani Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona, il domenicano aveva dichiarato guerra a ogni eresia, colpevole di minare la solidità del potere centrale. I suoi uomini godevano dei più ampi poteri, in questa vita e nell'altra. E i veri fedeli avevano il dovere di segnalare al Tribunale ogni sospetto. Per maggiore gloria del Signore. Mentre la Spagna, come il resto d'Europa, si apprestava a celebrare i fasti del Rinascimento nell'arte, nella musica e nella letteratura e un giovane capitano genovese salpava per terre sconosciute, l'Inquisizione spagnola contribuiva a scrivere, a tinte fosche, la storia di una delle epoche più selvagge dell'avventura umana. Se è vero che il 1492 può essere considerato l'anno dell'Apocalisse moderna, il barbarico contributo dei mastini di Dio nella nascita del Mondo Nuovo non può dirsi meno rilevante della straordinaria impresa di Cristoforo Colombo.
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