Il disprezzo del mondo-De contemptu mundi

Il disprezzo del mondo-De contemptu mundi

Il De contemptu mundi si presenta come una lettera sollecitata a Erasmo da un monaco, Teodorico di Haarlem, desideroso di indurre suo nipote Iodoco ad abbracciare anch’egli la vita monastica. Nei primi undici capitoli – quelli che risalgono, verosimilmente, alla redazione originaria dell’opuscolo – l’autore dissemina tutti i luoghi comuni tradizionalmente messi a frutto nella letteratura in lode della vita monastica, della fuga dal secolo e del disprezzo del mondo. Il XII e ultimo capitolo, che Erasmo aggiunse quando l’opera andò in stampa nel 1521, si presenta come una ritrattazione dei contenuti svolti negli undici capitoli precedenti e rispecchia, dunque, le nuove idee nel frattempo maturate dall’autore in relazione alle tradizionali pretese di perfezione dello status monastico. Il trattatello diviene, così, un documento importante della tollerante apertura di Erasmo il quale, a differenza di Lutero, non rifiuta in toto l’istituto monastico e non ne propugna la dissoluzione ma intende rivendicare il ruolo dei laici e dell’Umanesimo laico nella cornice della società cristiana e, quando afferma che neppure il monastero è esente dai mali del mondo e che per essere veri cristiani non occorre affatto entrarvi e che, anzi, meglio è restarne fuori, marca un momento fondamentale di quel processo di secolarizzazione che, innescato dall’Umanesimo, ne rappresenta uno dei lasciti più alti, significativi e durevoli.
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