L'eremita della foresta

E' assai aspro il contrasto sorto tra l'abate Radulfus e una ricca dama dei dintorni di Shrewsbury, madonna Dionisia Ludel, riguardo all'avvenire del giovanissimo nipote di quest'ultima, Richard, affidato dal padre all'abbazia affinché venisse istruito come si conviene al futuro signore di un vasto possedimento. Aspro perché, all'improvvisa morte del padre di Richard, la nonna, ambiziosa e autoritaria, rivuole con sé il nipote, avendo per lui tutt'altri progetti che quelli di studi coscienziosi e approfonditi, a cominciare dal matrimonio con una donna di una decina d'anni più vecchia del ragazzo, ma unica ereditiera di una ragguardevole proprietà confinante con quella dei Ludel. Risoluta a raggiungere con qualsiasi mezzo il proprio scopo, Dionisia non esita a servirsi addirittura di un eremita che sebbene giunto da poco nella zona, si è già conquistato la fama di santo presso la popolazione. L'uomo, 'ospitato' dalla stessa Dionisia in un eremo che sorge in una sua foresta, si sente in dovere di onorare la protezione accordatagli e incarica il suo aiutante Hyacinth di perorare la causa della nobildonna presso i monaci. A questo punto, però, e in modo del tutto inatteso, la situazione precipita. Nottetempo Richard fugge da Shrewsbury, facendo perdere ogni traccia di sé. E il giorno dopo, nella foresta, viene ritrovato il cadavere di Drogo Bosiet, un ricco e potente signore, capitato all'abbazia mentre seguiva le tracce lasciate da un suo servo ribelle. C'è forse un legame tra i due fatti? Chi sono realmente l'eremita e il suo aiutante? Persino la compostezza di fratello Cadfael è scossa dal gelido vento di morte che ha investito Shrewsbury, eppure, come sempre, il monaco non si lascerà sviare dalle apparenze: e i risultati cui lo porteranno le sue penetranti ossevazioni getteranno infine una luce - cruda e spietata per alcuni, calda e consolante per altri - sulle tormentate vicende di quell'inverno dell'Anno del Signore 1142.