Le stanze per la fantasia

Le stanze per la fantasia

Negli ultimi mesi del 1944, Aldo Buzzi è sfollato ad Appiano Gentile a causa degli eventi bellici. Dopo aver dato alle stampe, durante l’estate, il Taccuino dell’aiuto-regista, ha subito messo mano a nuovi progetti. Uno di questi è Stanze per la fantasia, un volumetto composto da prose di vario genere. Buzzi lavora al libro con un certo impegno, e alla fine del 1946 la pubblicazione sembra ormai cosa fatta. Invece, per ragioni ignote, il dattiloscritto rimane inedito, e fa perdere le proprie tracce per quasi ottant’anni. Ritrovate fra le carte di Buzzi in una redazione molto avanzata, Stanze per la fantasia si presenta come un'opera compiuta, costituita da due scritti narrativi e da cinque «Note» di carattere saggistico. Fra queste ne spiccano un paio, più ampie, dedicate alla camera oscura e alle «macchine inutili» dell'amico Bruno Munari. Il testo viene finalmente restituito ai lettori, accompagnato per l'occasione da una ricca appendice nella quale spicca un carteggio inedito con Sebastiano Timpanaro senior. Un modo per entrare nell'officina del Buzzi scrittore, idiosincratico bricoleur della parola, e per cogliere già, in questa prova di (quasi) esordio, i tratti salienti della sua produzione matura.
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